domenica 5 novembre 2017

Buone nuove sul fronte delle Rinnovabili

Buone, ottime notizie. La discussione sulla Economia Circolare è una grande occasione per rimettere a posto molte delle distorsioni che sinora hanno negativamente influenzato la gestione dei materiali post consumo; dopo la Comunicazione della Commissione sul waste-to-energy del 26 Gennaio scorso, le votazioni sulla revisione della Direttiva sulle Energie Rinnovabili stanno andando nella stessa, positiva direzione.
Il Comitato Ambiente dell'Europarlamento ha votato l'abolizione delle sovvenzioni all'incenerimento, adottando gli emendamenti preparati e proposti con il supporto di Zero Waste Europe.
#ageofdecommissioning
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ENVI Commitee of the Europarlament adopted a few key amendments to the revision of the Renewable Energy Directive; consistently with the previous EC Communication on WtE, issued last 26 January, such amendments are aimed at phasing out any subsidy to incineration, as proposed by Zero Waste Europe.
Full details below.
#ageofdecommissioning
EU Environment Committee votes to phase out subsidies for EfW
The EU’s renewable energy policy should be brought in line with the EU waste legislation by ensuring that energy-from-waste (EfW) policy respects the waste hierarchy laid out in Directive 2008/98/EC, in order to advance the circular economy, the European Parliament’s Environment (ENVI) Committee has this week agreed (24 October).
The text adopted by the ENVI Committee, which will now be put before MEPs in the European Parliament, sets stricter criteria for the use of municipal and industrial wastes for energy and excludes renewable energy support for waste that is not separately collected, while proposing a Europe-wide framework of measures to support member states’ national plans to reach the EU’s 2030 target of 27 per cent of total energy consumption coming from renewable sources.
The waste hierarchy laid out in the Directive sets a descending list of options for managing waste in terms of what is environmentally the best option, with prevention, reuse, recycling, recovery and disposal the preferred order of waste treatment options.
The position taken by the ENVI Committee echoes an earlier call in January 2017 by the European Commission for member states to consider the waste hierarchy more carefully and phase out support for mixed waste incineration.
Regarding the use of subsidies to support renewable energy in member states, the ENVI Committee’s proposal suggests that ‘member states should ensure that guarantees of origin are issued for all units of renewable energy produced’ and ‘for electricity that received support, the guarantees of origin should be auctioned to the market and the revenues should be used to reduce public subsidies for renewable energy’.
Furthermore, concerning the feedstocks for EfW, the text states that : ‘In order to ensure that Annex IX takes into account the principles of the waste hierarchy established in Directive 2008/98/EC, the Union sustainability criteria, and the need to ensure that the annex does not create additional demand for land while promoting the use of wastes and residues, the Commission, when regularly evaluating the annex, should consider the inclusion of additional feedstocks that do not cause significant distortive effects on markets for (by-)products, wastes or residues.’
The list of feedstocks for the production of advanced biofuels as contained in Annex IX is proposed to include biomass fraction of mixed municipal waste but not separated household waste subject to recycling targets.
The first evaluations of the list of feedstocks are proposed to take place no later than six months after the date of entry into force of the revised Directive. The proposal states that the European Commission ‘should assess the greenhouse gas performance, technical innovation and sustainability’ of biofuels produced from these feedstocks, while feedstocks with low indirect land use change (ILUC) - the displacement of agricultural production to non-cropland land types to make way for the production of biofuels - should be preferred for their contribution to the decarbonisation of the economy.
Sections calling for manure, slurry and animal and organic waste to go straight into use as biofuel have been removed, while the definition of ‘biomass’ has been adapted to include not only ‘the biodegradable fraction of products, waste and residues from biological origin from agriculture, including vegetal and animal substances, forestry and related industries’, but also the ‘biodegradable fraction of waste including industrial and municipal waste of biological origin’.
All biofuels, bioliquids and biomass fuels must fulfil the Directive’s sustainability criteria, while those produced from waste and residues, other than agricultural, aquaculture, fisheries and forestry residues, only have to comply with the its greenhouse gas emissions saving criteria, likewise with waste and residues that are processed into another product before being processed into biofuels.
MEPs send a 'clear signal'
Zero Waste Europe has welcomed the vote by the ENVI Committee after calling for the exclusion of the biodegradable fraction of municipal waste as eligible for renewable energy primes in a position paper released in March 2017.
Janek Vahk, Zero Waste Europe’s Development and Policy Coordinator, said: “By prioritising energy recovery over waste prevention and recycling, the current Renewable Energy Directive has been a key obstacle to achieve the goals of EU waste legislation. Yesterday night, MEPs have sent a clear signal that the recovery of energy from waste must be strictly guided by the waste hierarchy.
“We can only achieve a circular economy by phasing out subsidies for energy from mixed wastes. This is critical to the achievement of higher separate collection and recycling rates, in line with the requirements of the new waste legislation.”
ZWE is now calling on MEPs sitting on the Industry, Research and Energy (ITRE) Committee to support the ENVI Committee’s decision to exclude support schemes for energy from mixed wastes.

venerdì 3 novembre 2017

Rapporto Rifiuti Urbani ISPRA

Diciamo la nostra sul Rapporto Nazionale Rifiuti
Un documento la cui completezza ci viene invidiata (quelli analoghi prodotti all’estero sono in genere meno accurati e completi) e che ci dà sempre una occasione di guardare alla “bigger picture”, la panoramica di settore nello spazio e nel tempo.
ANZITUTTO: Superato il 50% di RD a livello nazionale, obiettivo intermedio bello ed importante. La cosa dipende certo anche dal nuovo metodo di calcolo (che include - impropriamente - il compostaggio domestico nelle percentuali di RD, mentre prima la cosa era solo su base regionale) ma di certo questa è una “milestone” importante, un traguardo intermedio che rappresenta anche una soglia psicologica, la RD contribuisce alla gestione dei RU per più della metà degli stessi, e possiamo con più convinzione attrezzarci a percorrere l’altra metà del viaggio.
MA E' POI VERO CHE da sempre ci piacciono i dettagli, e sappiamo valorizzarli. Allora, vedendo i dati regionali, si ha la conferma che 2 Regioni (Veneto e Trentino AA, circa 6 milioni di abitanti) sono oltre il 70% di RD, altre (Friuli VG) stanno raggiungendo la soglia. 2 considerazioni: A) mentre a Bruxelles si discute la praticabilità di obiettivi pari al 65 o 70% al 2030, territori vasti ci sono già. B) questo fa del Veneto e Trentino le Regioni più avanzate in Europa, assieme alle Fiandre.
SCENDIAMO ANCORA di più nel dettaglio: 4 Province (Treviso, Mantova, Pordenone, Belluno) sono sopra l’80%, Treviso è all’87, e ben sotto i 100 kg/ab.anno di RUR, la “metrica di sistema” che noi proponiamo da tempo per misurare meglio la virtù, tenendo insieme gli sforzi su riduzione e RD (sia detto per inciso, con tale metodo di misurazione, non ci sarebbe il problema di tenere impropriamente il compostaggio domestico nella RD allo scopo di non penalizzare i Comuni che puntano massicciamente su di esso, in quanto sia la riduzione che la RD contribuirebbero a raggiungere l’obiettivo).
IN TUTTO QUESTO, fondamentale il ruolo trainante delle esperienze che hanno adottato un impegno formale a lavorare verso "Rifiuti Zero", delle Amministrazioni che vi si impegnano, degli attivisti che esercitano stimoli e controlli. Le Capannori, Treviso, Parma, ecc. tutte situazioni ampiamente citate anche in ambito internazionale (e dallo stesso Commissario UE Karmenu Vella) come evidenze della validità dei percorsi della Economia Circolare.
TRA LE METROPOLI, Milano ormai attorno al 60% di RD (siamo sufficientemente convinti che lo superi nel 2017) grazie alla estensione del domiciliare a tutta la città (schema formale di RD porta a porta, inclusa la separazione dell’organico da cucina, più grande al mondo).
E’ CERTO BELLISSIMO leggere questi numeri alla luce delle accuse di velleitarismo quando si iniziò nel 1993 con il porta a porta nel territorio del Nord-est Milanese, poi finalmente accompagnati dal bacino “Padova Uno” l'anno successivo, ed allora erano le uniche due situazioni, e si dava del pazzo a chi proponeva questo approccio, e si diceva che tali situazioni non erano replicabili, e che già il 35% di RD, obiettivo fissato dal Dlgs 22/97 qualche tempo dopo, era troppo ambizioso….
Niente di tutto questo. Stiamo vincendo questa magnifica, pacifica guerra, grazie a tutti quelli che ci si cimentano già ed agli avamposti nei nuovi territori, dài che staniamo gli ultimi giapponesi nella giungla.
CI SONO NOTE NEGATIVE? Sì: l’aumento dei RU. Su questo in parte incide l’inclusione del compostaggio domestico (azione più propriamente di riduzione, e come tale considerata sinora in molte Regioni) nelle percentuali di RD, il che fa aumentare anche il denominatore (produzione complessiva di RU). Ma di fronte alla annotazione che la ripresa dei consumi ha determinato anche la ripresa dell’aumento dei RU, di certo ora dobbiamo ingranare le marce più alte di quello che è l’altro obiettivo cui aspiriamo, in ossequio alle strategie di efficientamento nell’uso delle risorse, ed al principio che “il rifiuto migliore è quello che non viene prodotto”: la riduzione dei rifiuti, secondo il criterio del “disaccoppiamento” che pervade il Pacchetto Economia Circolare: riduzione della intensità d’uso delle risorse per unità di PIL, o di valore aggiunto.
Avanti così.

venerdì 13 ottobre 2017

SUL RICICLO DELLA PLASTICA ED IL DESTINO DEL PLASMIX.

Bisogna smettere di raccogliere differenziatamente certa plastica? E’ necessario pensare ai destini del plasmix solo in termini di incenerimento? 
Raddrizziamo un dibattito che è nato storto (gli inglesi direbbero “biased”, ossia inclinato e “non imparziale”, nella direzione sbagliata)
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Da lettori attenti ed utenti consapevoli, avrete notato che, carsicamente, riaffiorano di tanto in tanto, e con una certa accelerazione nelle ultime settimane, articoli, interviste, inchieste sulle difficoltà di riciclo della plastica.
La cosa è stata messa in agenda dalla recente crisi di collocazione del cosiddetto “plasmix”, quella quota di plastiche eterogenee di basso valore, spesso avviate ad incenerimento. La declinazione iniziale del dibattito pareva suggerire che, esaurite le capacità di assorbimento da parte degli inceneritori, non ci fosse destino possibile per il plasmix (sia detto per inciso: sarebbe bello tornare un giorno sul tema del perché gli inceneritori preferiscono bruciare rifiuti urbani a basso potere calorifico, anziché plastiche ad elevato potere calorifico – una risposta c’è, ed è un’altra evidente sconfessione del mito prometeico del c.d. “recupero energetico”, ma è un’altra storia, qui per esigenze di linearità la tralasciamo, e un giorno magari ci torneremo)
Questa declinazione/inclinazione iniziale della discussione (poi corretta grazie ad alcune ottimi interventi sul tema) prevedeva l’assenza clamorosa di un argomento (la possibilità di recuperare materia anche dalle plastiche eterogenee) e tendeva a suggerire, per generazione spontanea, un esito improprio del dibattito stesso: realizziamo ulteriore capacità di incenerimento, o restringiamo l’estensione delle raccolte differenziate della plastica alle sole frazioni (oggi) riciclabili. Avete già capito quanto stiamo per argomentare: errori concettuali, e sillogismi impropri, del tutto irricevibili.
Mettiamo un po’ di cose a posto.
Diamo il nostro contributo mediante alcune note sul plasmix che avevamo strutturato qualche settimana fa allo scopo di metterle a disposizione di alcuni attori del dibattito, che stanno portando avanti le istanze che ci stanno a cuore. Pensiamo sia arrivato il momento di allargarne la condivisione. Come sempre, non nella presunzione che vengano integralmente condivise, ma per riempire con ulteriori argomenti alcuni clamorosi spazi bianchi nella discussione.
Consideratele dunque un "repertorio di argomenti" per sostenere il confronto e partecipare, ognuno secondo il proprio ruolo ed angolazione, al dibattito sulle difficoltà relative al recupero del plasmix.
ANZITUTTO: a livello nazionale, circa il 40-50% delle plastiche da RD sono costituite da plastiche eterogenee ("plasmix") che residuano a valle dei processi di selezione (in genere basati su linee di separazione ottico-pneumatica, dopo una prima separazione dimensionale e balistica) nelle piattaforme COREPLA. La percentuale italiana è grosso modo allineata con quella UE.
DUNQUE: la classificazione di tali materiali come "plasmix" non è chimica, né merceologica, ma riferita ad una semplice scelta operativa, ossia quella di fermare i processi di selezione e riciclo dopo il recupero dei polimeri di maggiore valore (PET, HDPE, a volte PP ed LDPE) e fare terminare i vari altri polimeri (PS, a volte LDPE e PP, altre plastiche e materiali accoppiati, ma le scelte possono cambiare da piattaforma a piattaforma) nell'aggregato eterogeneo, perché presenti in percentuali basse o perché di valore minore.
ATTENZIONE: corre qui l’obbligo di precisare che, ad ogni modo, le eventuali criticità nel riciclo di tali materiali (criticità non assolute, in quanto, come specificato ai punti successivi, le tecnologie di recupero esistono) non possono essere usate a supporto della affermazione, fatta temerariamente da taluni, che "bisogna differenziare solo quanto si recupera". In realtà, il meccanismo della Responsabilità Estesa del Produttore (EPR), istituito dalla Direttiva Imballaggi e recepito nel nostro ordinamento nazionale con il Dlgs 22/97 (Decreto Ronchi) e l''istituzione del sistema CONAI, prevede che la differenziazione sia strumento per restituire ai produttori TUTTI gli imballaggi immessi al consumo, e non solo quelli riciclabili. Questo, per conseguire un duplice scopo:
  • tenere comunque le (dis)economie di gestione di tali materiali in carico ai produttori, e non alla collettività
  • indirizzare anche in tale modo, a medio termine, le scelte industriali verso gli imballaggi più durevoli, riutilizzabili, riciclabili. In altre parole, se differenziamo e consegniamo ai consorzi di settore anche gli imballaggi per i quali si incontrano criticità nel recupero, le diseconomie di tali criticità resteranno in carico ai consorzi di settore, e dovrebbero essere un ulteriore stimolo per la riprogettazione degli imballaggi nella direzione della sostenibilità di gestione del fine vita (che l’entità del contributo ambientale sia poi in Italia relativamente bassa, e non consenta di esercitare appieno questa funzione di indirizzo, è altro ragionamento, per quanto complementare, e può essere sviluppato con dovizia di argomentazioni ed evidenze, come molti hanno già fatto, ed ottimamente. Ma qui, interessa il principio)
RIPRENDIAMO il filo. Come già accennato, esistono ad ogni modo le tecnologie di recupero del plasmix, basate essenzialmente su processi di densificazione/estrusione. Tali tecnologie consentono di ottenere manufatti (bancali, vasi, bidoni, elementi di arredo urbano) di tipo durevole ed a loro volta riciclabili analogamente a fine vita. L'Italia ospita diverse iniziative antesignane in tale direzione, in Toscana, nelle Marche, altri operatori hanno sviluppato tecnologie ora installate all’estero (es. Slovenia, sotto la spinta delle reti e delle strategie Rifiuri Zero). A questa famiglia di tecnologie fa riferimento anche il progetto Ecopulplast promosso dal Centro di Ricerca Rifiuti Zero di Capannori assieme alle cartiere di Lucca, per recuperare il pulper da cartiera (la componente di scarto, a larga prevalenza plastica, che residua dalla selezione idrodinamica della carta da macero prima della sua reimmissione nel ciclo di produzione della carta).
Sia detto incidentalmente: nel corso di una attività di cooperazione internazionale con la città di Vynnitsia (Ucraina, 300.000 ab.) abbiamo trovato in loco una Azienda che recupera 300.000 t/anno di plasmix proveniente da tutta Europa, e producendo soprattutto manufatti tecnologici (sistemi di drenaggio, canalette, coperchi per tombini) destinati al mercato Nord Americano - il che significa per loro rispettare anche gli standard tecnologici di settore. Le foto a corredo di queste note sono state scattate proprio in tale Azienda e ritraggono alcuni di tali manufatti.
Tali attività sono pienamente definite dal punto di vista operativo, economico, imprenditoriale, e dimostrano la praticabilità dell'opzione, ma per il momento rappresentano esperienze "di nicchia", mentre l'ulteriore diffusione di esperienze analoghe per portare questo approccio a sistema avrebbe bisogno di misure a supporto per creare condizioni "di contesto" in grado di "mettere in agenda" definitivamente attività ed iniziative di questo genere.
Qui si colloca anche una recente iniziativa parlamentare che, mediante una proposta di legge, intende dare certezze operative ed imprenditoriali al settore,
  • istituendo marchi per la riconoscibilità e la qualificazione dei manufatti ("plastiche seconda vita")
  • promuovendo gli acquisti verdi, secondo il Decreto sul GPP, nel settore dei manufatti per l'arredo urbano
  • prevedendo altre agevolazioni, come il credito di imposta e l'accesso a tariffe agevolate per l'energia necessaria alle operazioni di recupero.
RIASSUMENDO: tutto ciò considerato, in una prospettiva Rifiuti Zero e di sostenibilità, noi riassumiamo l'approccio corretto secondo la seguente scansione di priorità:
  • nel medio-lungo termine, il problema del plasmix va affrontato, in coerenza con i principi della Economia Circolare, mediante lo strumento della riprogettazione dell'imballaggio, nella direzione della durevolezza, dei sistemi di deposito su cauzione per il riutilizzo, della riciclabilità, e dismettendo progressivamente le plastiche che mostrano maggiori criticità (anche se non impossibilità) nel riciclo.
  • come opzione transitoria e "tattica", in attesa che la riconversione dei sistemi di produzione e distribuzione imballaggi eserciti i suoi effetti virtuosi, nell'immediato va comunque promosso il recupero del plasmix come materia, mediante sistemi di densificazione/estrusione.
L’Economia Circolare, e la pratica Rifiuti Zero che ne costituisce il migliore strumento operativo, richiedono di puntare sempre al meglio. E di non fermarsi di fronte alle criticità, ma di usare l’intelligenza e lo spirito di iniziativa per riprogettare, inventare intraprendere.
Ricordiamoci sempre: sulla sostenibilità, ed il perfezionamento progressivo dei percorsi di gestione delle risorse, vale la pena di essere ambiziosi. E testardi
Al piacere di rileggervi!